Coltivazione del giacimento

 

La coltivazione del giacimento aurifero di origine alluvionale della Bessa necessitava di grandi quantità di acqua in quanto il sedimento, formato da ciottoli di varia pezzatura, ghiaie, sabbie, limi e contenente il metallo in pagliuzze o piccole pepite, doveva essere “lavato”.

L’acqua fu derivata dal torrente Viona a quota 500 e fatta scorrere in un canale situato inizialmente sulla sinistra orografica della morena Bornasco-Vermogno, attraversata poi all'altezza dell'attuale frazione Bornasco del comune di Zubiena, fino alla frazione Filippi.  Il tracciato si identifica in una carrareccia che percorre la morena che, dal corso del torrente, scende con pendenza costante verso la miniera.  Da  Filippi  doveva poi seguire le pendici superiori della morena lungo la quota 380 in corrispondenza con l'attuale strada provinciale fino alla frazione Caporale (con varie derivazioni in direzione del giacimento) per scendere infine, a livello Terrazzo, all’altezza dell’abitato di Vermogno, lungo un percorso segnato dalla carrareccia di confine del Parco.

All'interno della Bessa, a valle di Vermogno, il terreno dove ipoteticamente il canale avrebbe dovuto trovarsi (a monte delle vasche di accumulo) é stato fortemente rimaneggiato, ne consegue che il manufatto fu distrutto o interrato e in questo caso sembra corrispondere, ora, a tratti dei sentieri utilizzati nei percorsi di visita. La strada della Mezza Bessa è probabilmente una testimonianza dell’antico canale che alimentava i lavaggi e permetteva lo smaltimento dello sterile nel settore meridionale, in direzione di Cerrione. 

 

 

Percorso del canale di alimentazione

 

Secondo recenti studi riguardanti le miniere d'oro alluvionale del Nord Ovest della Spagna (che possiamo applicare anche alla Bessa) la coltivazione del giacimento procedeva da valle verso monte (e quindi nella Bessa da Cerrione verso Mongrando) e dall'esterno verso l'interno del "placer” (e quindi a partire dalle scarpate che delimitano i terrazzi dei versanti Elvo e Olobbia). Ne consegue che il canale principale di alimentazione doveva essere tracciato per intero all'inizio dei lavori. La rete idrica era probabilmente progettata da legionari in congedo che dopo aver acquisito le necessarie conoscenze durante il "servizio" passavano in seguito alle dipendenze, come tecnici, di imprenditori privati o dello Stato.


Veduta da Nord (abitato di Vermogno, terrazzo superiore, conoidi di discarica)

 

Il procedimento di "coltivazione" consisteva nello scavo, mediante forza idraulica, del sedimento. Limo, sabbia, ghiaie e ciottoli  transitavano  in canali, dotati di rivestimento ligneo  a debole e costante pendenza ed il "concentrato" di oro, magnetite e granato, che essendo di peso specifico più elevato tendeva a depositarsi per primo, veniva raccolto tramite procedimenti diversi (erica, ginestra o scalette lignee inserite nei canali per provocare la necessaria turbolenza).  Un secondo lavaggio, probabilmente con il classico “piatto”, ancora oggi usato dai cercatori dell’Elvo, separava l’oro dai rimanenti minerali.

Anche se non è possibile ipotizzare la quantità di metallo estratto si ritiene che il giacimento fosse molto remunerativo. Lo si può dedurre dal fatto che circa la metà del deposito era costituita da ciottoli di dimensioni medio-grandi (oltre 15 cm. di diametro) ed è noto che proprio nelle immediate vicinanze di questi l'oro tende a precipitare a causa delle turbolenze provocate dalla resistenza alla corrente (nel nostro caso, della paleo-Viona che erodendo la morena pleistocenica produsse la concentrazione dell'oro). 

 

    

                     Terrazzo sup. cumuli di ciottoli                           Cumuli di ciottoli e canali di smaltimento (veduta aerea)

 

L’apparente caos morfologico del paesaggio a cumuli di ciottoli attualmente osservabile è dovuto al frazionamento del territorio in concessioni di modeste dimensioni affidate ad imprenditori privati: i pubblicani.  E’ tuttavia sovente possibile osservare nell’andamento dei cumuli una conformazione a “solchi convergenti” in direzione dei canali di smaltimento, che costituiva il normale sistema di coltivazione del placer aurifero. Rare tracce sono invece rimaste degli impianti di lavaggio dato che venivano smantellati e ricoperti dai detriti delle successive fasi di sfruttamento. 

    

Solchi convergenti  a Fontana del Roc dj pè

 

  

Cantieri di Fontana del Roc dj pè e progressione dei lavori (F.J. Sanchez Palencia 2009)

Lo sterile residuo (sabbie, ghiaie e ciottoli di piccole dimensioni) era poi scaricato mediante canali di smaltimento oltre la scarpata, in direzione dell’Elvo (e nella parte meridionale del terrazzo anche in direzione opposta verso l’Olobbia), a formare i “conoidi antropici”. Le operazioni avvenivano mediante l'uso della forza idraulica e  nelle zone in cui la scarpata era di modesta elevazione era accatastato in dossi e cordoni a ventaglio, mentre dove i due terrazzi erano separati da dislivelli di decine di metri (settore centro meridionale) i canali erano prolungati su bastioni sopraelevati. Alcuni di questi raggiungono una lunghezza di oltre 400 m. ed un’altezza di 20. I ciottoli  di grandi dimensioni erano raccolti ed accatastati ai lati dello scavo, a formare i grandi cumuli che oggi caratterizzano il paesaggio della Riserva,

La "rete" appare ancora oggi evidenziata nelle numerose derivazioni che dal canale principale di alimentazione percorrono ortogonalmente il Terrazzo. Molti di questi canali artificiali, che sembrano in parte impostati su rii effimeri preesistenti allo sfruttamento del giacimento si allargano durante il loro corso, o più frequentemente all’apice, in ampie superfici piane o leggermente inclinate verso valle, delimitate totalmente o parzialmente da murature a secco, sovente a forma di imbuto, in cui si possono riconoscere i resti delle "vasche di accumulo" nelle quali si ritiene venisse raccolta l’acqua da utilizzare durante le ore di lavoro. Questi manufatti hanno avuto buone possibilità di conservarsi fino ad oggi (con successivi rimaneggiamenti ed ampliamenti) in quanto le superfici, bonificate e spianate, si prestavano molto bene alla coltivazione, una volta terminata la funzione originaria. In alcune di queste "vasche" é ancora individuabile il canale alimentatore.  

  

 Rete idrica  canali di smaltimento dello sterile

 

     

               strada della Mezza Bessa                                canale di smaltimento dello sterile (terrazzo sup.)

 

 

      bastione di Canej                                  canale di smaltimento (terrazzo inf.)

La presenza di massi erratici e l’affioramento di terreno morenico sui fianchi e sulla sommità dei cumuli dimostrano come questi ammassi poggino  su una sequenza di dossi e conche e non su terreno pianeggiante, la loro reale consistenza andrebbe quindi fortemente ridimensionata rispetto alle stime inizialmente proposte. Il volume di 200 milioni di metri cubi indicato per il sedimento trattato appare inverosimile, dato che significherebbe uno spessore medio del "placer" di oltre 40 m., che avrebbe teoricamente in molti punti travalicato la sommità della morena Bornasco-Vermogno delimitante a destra il Terrazzo. Una stima attendibile (Gianotti 1996) ne riduce la potenza ad un massimo di 10 m. e a 50 milioni di metri cubi il sedimento aurifero.

Numerose sorgenti, molte delle quali ancora attive, altre interrate, sono sparse all'interno del Terrazzo e lungo i suoi margini e costituiscono, in molti casi, il “terminale” visibile dell’acqua che, infiltrandosi nei cumuli, percorre gli avvallamenti o si raccoglie in conche impermeabili. L’ottimo stato di conservazione delle protezioni in murature semicircolari o rettangolari in ciottoli con piani inclinati o gradini di accesso in quelle più profonde, testimonia della manutenzione accurata di cui furono oggetto fino ad epoca recente.

 

 

la Bessa dopo la coltivazione del giacimento (tavola da F.Gianotti 1996)

 

Terrazzo superiore da Cerrione

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