Strutture Murarie - Ricerca archeologica nelle Alpi biellesi

Dalla valle del torrente Viona alla valle del torrente Oropa

(A. Vaudagna - DocBi Centro Studi Biellesi - S.Va.P.A.)

 

In questa categoria sono inserite le murature a secco che per posizione sul terreno, tipologia, sistema costruttivo e stato di conservazione, non appaiono correlabili ad insediamenti attualmente in uso, ma che devono aver svolto in passato (probabilmente fino alla fine del Medioevo) funzioni legate all’attività pastorale. Queste strutture costituite da muri di altezza massima normalmente inferiore ad un metro dovevano essere dotate di alzati in legno e in quelle adibite ad abitazione di coperture vegetali, strutturalmente simili alle "teggie".

Altre strutture presenti (cista, terrazzamenti, mongioie) potrebbero essere state innalzate per motivi funerari, cultuali, protezione e controllo del territorio.

Datazioni e funzioni rimangono per ora nel campo delle ipotesi, suffragate in alcuni rari casi da ritrovamenti di superficie (frammenti di ceramica) che attestano una frequentazione degli alpeggi, intorno ai 1400 m. di quota, in epoca Romana e Medioevale.

Alla tipologia "insediamenti" è attribuita la struttura nei pressi della cascina Alpone (Bric Paglie) a quota 1380 m., che occupa una superficie di oltre 400 mq. ed è costituita da una serie di murature a secco alte 60/80 cm. (fig. 14) a vani collegati con apparenti funzioni di abitazioni, recinti per il bestiame e locali di lavoro. L’altezza attuale dei muri, pur in non buone condizioni a causa del calpestio delle mandrie di bovini ancora presenti, non dovrebbe essere di molto inferiore all’originale data l’esiguità del materiale di crollo (fig. 15). Si ritiene quindi che l’alzato e le coperture fossero ottenute mediante elementi vegetali. Da un muro del locale che potrebbe essere stato adibito ad abitazione sono stati estratti frammenti di ceramica medioevale (coperchio), apparentemente inseriti posteriormente alla fase di costruzione.

    

 fig. 14                                                                         fig. 15

Nelle vicinanze sono noti i siti detti "Piano della morte" e "Roc delle fate", quest’ultimo legato ad una leggenda sulla ricerca dell’oro.

Altre simili strutture sono state identificate nei pressi delle cascine Bose, Pian di Ge, La Mora (fig. 16), sulle pendici del Mucrone. In questa tipologia devono anche essere collocati i ripari sotto affioramenti di roccia o massi, dotati di delimitazioni in muri a secco, che costituirono verosimilmente le prime installazioni dei pastori transumanti. Tra i più significativi, tutti situati sulle pendici della Muanda, si possono citare quelli della Trappa (fig. 17), della cascina Croazia (Cruascia?) con una coppella all’ingresso, del rio Canale ed il riparo noto come "caverna dell’uomo selvatico" (fig. 18). A questi vanno aggiunte le complesse murature che chiudono numerosi ripari situati a 2100 m. di quota in prossimità delle sorgenti del torrente Viona a formare un insediamento parzialmente troglodita (fig. 19). Da segnalare inoltre il riparo a fondo lastricato situato al colle Barma (2200 m.) lungo la già menzionata via di comunicazione tra la valle del Lys ed il santuario di Oropa. Nei pressi affiora un piccolo banco di quarzo con adiacenti numerose schegge microlitiche (fig. 20 e 21) per le quali non è al momento possibile attribuire una origine antropica certa.

 

       

 fig. 16                                                                        fig. 17

  

fig. 18                                                                            fig. 19

        

      fig. 20                                                                           fig. 21

Due recinti isolati a forma quadrangolare, furono costruiti a valle della "passeggiata dei preti" (Oropa) al margine di una paleofrana del Monte Becco, con superficie spianata artificialmente e ripulita dai massi (fig. 22 e 23). A monte (400 m.), nei pressi dell’attuale cappella di S. Eusebio, furono ritrovati un coltello e alcune asce attribuibili al I sec. a.C. Un terzo recinto è stato individuato su un ampio ripiano erboso a valle della cascina Gias a 1460 m. di altitudine sulle pendici della Muanda, con murature in discreto stato di conservazione (fig. 24). Nelle immediate vicinanze sono presenti resti di una piccola struttura rettangolare. Altri due si trovano a monte della cascina Alpone (Brich Paglie) e in prossimità della cascina Penna (Muanda).

La funzione di queste strutture appare per ora difficilmente definibile. Le superfici delimitate (fino a 600 mq.) indirizzerebbero verso una utilizzazione volta alla custodia e protezione del bestiame, tuttavia 4 dei 5 recinti individuati sono lontani da attuali insediamenti e nelle immediate vicinanze non vi sono ruderi che rivelino la presenza di "baite" abbandonate. E’ anche possibile ipotizzare che fossero appezzamenti adibiti a coltivazione, come quelli presenti nella vicina valle del Lys.

 

  

     fig. 22                                                                        fig. 23

fig. 24

Se gli "insediamenti" hanno come è ovvio caratteristiche ripetitive, altre evidenze presenti sulle nostre montagne sono invece tipologicamente uniche.

Notevole rilevanza archeologica deve essere attribuita alla "cista" del Bric Paglie che potrebbe essere la più antica testimonianza di stabile presenza umana sulle Alpi Biellesi e logico termine della via che passando per la stele ed il masso inciso della Serra sale agli alpeggi dell’alta valle della Viona. Il manufatto, di forma rettangolare, è costituito da lastre di micascisto infisse verticalmente nel suolo, stabilizzate con pietre di rincalzo, e da due elementi di copertura attualmente non in situ a testimonianza di una antica violazione. E’ situato in posizione dominante a 1570 m. di altitudine (con orientamento 220°) su un ripiano posto tra due ammassi di blocchi di micascisto (fig. 25), lungo il costone che scendendo dal Mombarone delimita ad Est la valle del torrente Viona. Pur in assenza di contesto archeologico, il sistema costruttivo e l’orientamento solstiziale permettono di inserirlo nella categoria delle tombe a cista presenti nei due versanti della valli alpine occidentali e datate al III millennio a.C. (fig. 26).

    

fig. 25                                                                         fig. 26

Pochi metri a valle della sella sulla quale fu costruita la cista, il dosso detritico che scende a Pian Bres fu scavato per ricavare una conca a formare una polla dotata di muratura a secco semicircolare (fig.27 e 28). Una seconda polla di notevoli dimensioni (circa 20 metri di diametro) è stata individuata a monte della cascina Alpetto (Bric Paglie).

      

fig. 27                                                                       fig. 28

Sulle pendici della Muanda, a monte del masso inciso della Trappa in località alpe Bugi (1230 m.) una complessa struttura a forma di recinto terrazzato appoggiato ad affioramenti rocciosi e massi (fig. 29), prende origine da una riparo sotto roccia il cui ingresso è stato accuratamente sistemato mediante posa di architravi e chiusure in muratura a secco (fig. 30). L’interno (fig. 31) presenta tracce di scalpellature eseguite per ingrandire lo spazio. Il terreno compreso nel recinto, in origine in forte pendenza, è stato regolarizzato mediante tre terrazzamenti. Uno inferiore (T1) immediatamente all’interno della recinzione, uno medio (T2) antistante l’ingresso del riparo ed uno superiore (T3) sostenuto dalla muratura a secco situata a lato del medesimo (fig. 32). Una scalinata in ciottoli porta alla struttura. L’insieme non pare aver avuto alcuna funzione di tipo pastorale e fa piuttosto pensare ad un luogo di riunione o di culto imperniato sul riparo.

                      

fig. 29                                                                        fig. 30

                          

fig. 31                                                            fig. 32

La zona era nota per una leggendaria miniera di argento e sulla mulattiera che porta all’alpe erano visibili profonde carreggiate (ora ricoperte da una colata di cemento) incise nella roccia di base, denominate "ruote del diavolo" lasciate dal carro del Maligno che in questi luoghi, secondo un’altra leggenda, custodiva un tesoro aureo.

Ancora una anomala struttura è presente al margine del ripiano che ospita il lago delle Bose (M. Mucrone) a quota 1580. Il manufatto è costituito da tre rampe di 7, 10 e 7 gradini (alti da 25 a 40 cm.), collegate da ripiani, che salgono una guglia composta da un accatastamento di blocchi alto 32 m. (fig. 33) dominante l’alta valle del torrente Oropa Una quarta breve rampa, in parte tagliata nella roccia, ora danneggiata da una frana, seguita da due gradini in discesa raggiunge la piattaforma sommitale (fig. 34). Una croce è stata incisa alla base della rampa iniziale.

Nessuna notizia è reperibile sulla funzione di questa struttura lontana da ogni insediamento, ma la posizione dominante sull’alta valle di Oropa, dal colle Barma al Santuario, lascia supporre che fosse un importante punto di controllo della mulattiera che costituiva, almeno dalla seconda età del Ferro una delle principali vie di comunicazione tra il Biellese e la Valle d’Aosta.

         

    fig. 33                                                                          fig. 34

Si segnala infine un manufatto a "vasca" con base rettilinea ed apice curvo interamente scavato sul margine di un affioramento di roccia in prossimità dell’alpe Chiavari (fig. 35). Le modeste dimensioni (cm. 120 x 40 x 20), la forma inusuale per un contenitore di acqua, una visibile pendenza e soprattutto la mancanza di tracce di alimentazione presente e apparentemente anche passata, dato che la sorgente si trova a quasi un centinaio di metri di distanza ed è stata sistemata già in antico, con bacini rettangolari in muratura a secco (fig. 36), sembrano indirizzare verso una diversa funzionalità.

      

fig. 35                                                                    fig. 36

INDICE